Donazione di cellule staminali

Le cellule staminali donate ripopolano il midollo osseo del malato, offrendo una nuova opportunità per il futuro.Per molti pazienti affetti da malattie ematologiche, il trapianto rappresenta una valida possibilità di trattamento e una grande opportunità di guarigione.

In Italia circa un migliaio di persone ogni anno, di cui quasi la metà bambini, potrebbe trovare beneficio da questo tipo di intervento.

Scopri tutti i contenuti

Donazione di cellule staminali da sangue periferico
Donazione di cellule staminali da cordone ombelicale
Un gesto semplice
Chi può fare la donazione
Quando non si può donare
Caratteristiche della donazione
Differenze fra la donazione del cordone ombelicale e quella del midollo osseo

Donazione di cellule staminali da sangue periferico

Il donatore ideale è un fratello. In caso di assenza di fratelli e sorelle, esistono Registri di persone disponibili alla donazione.

Per diventare donatori basta rivolgersi a un Servizio Trasfusionale dedicato all’arruolamento di donatori a scopo di trapianto.

E' possibile donare cellule staminali da sangue periferico arricchito, da sangue di cordone ombelicale ma anche da midollo osseo.

La raccolta delle cellule staminali da sangue periferico avviene previa stimolazione del donatore mediante un fattore di crescita, sostanza in grado di aumentare le cellule staminali. Questo consente di prelevarne in numero sufficiente con una o più sedute, tramite un separatore cellulare.

Il prelievo di midollo osseo, viene effettuato in sala operatoria in anestesia generale o epidurale.

Donazione di cellule staminali da cordone ombelicale

Al momento della nascita di un figlio, una mamma può salvare un altro bambino attraverso la donazione del sangue del cordone ombelicale.

Il cordone contiene sangue ricco di cellule staminali, che sono in grado di generare miliardi di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, elementi fondamentali del sangue. Donare il sangue del cordone ombelicale vuol dire, quindi, sfruttare le potenzialità di queste cellule. Questo sangue può essere impiegato, in sostituzione delle cellule staminali del midollo osseo, nella cura della leucemia e di altre malattie.

Un gesto semplice

Il prelievo del sangue placentare è semplice e del tutto indolore sia per la madre che per il neonato. Il percorso inizia con un colloquio informativo durante la gravidanza. A questo colloquio segue un normale prelievo di sangue per l’analisi di HIV ed Epatite B e C.

La donazione avviene al momento del parto, dopo la nascita del bimbo ma prima dell’espulsione della placenta, quando il cordone è stato già reciso. In pochi secondi il sangue, ricco di cellule staminali, viene raccolto in una sacca sterile e inviato alla “Banca del Sangue del Cordone”. Nelle successive 24 ore si procederà alle analisi cliniche, che devono essere eseguite secondo standard di qualità prestabiliti. In attesa del trapianto, il sangue viene conservato in speciali contenitori a 190 °C sotto zero (crioconservazione).

Dopo sei mesi la neo mamma viene sottoposta a un esame  del sangue di controllo, necessario per garantire la sicurezza del cordone donato. La madre dovrà, inoltre, fornire un certificato del pediatra che attesti lo stato di salute del bambino.

Dopo questo arco di tempo (sei mesi), periodo che serve per escludere la presenza di patologie nella mamma e nel bambino, il sangue è pronto per essere utilizzato e resta a disposizione della Banca per una decina di anni.

Chi può fare la donazione

Tutte le mamme che non abbiano avuto una gravidanza a rischio e che abbiano concluso la 34esima settimana di gravidanza. Il prelievo può essere effettuato sia dopo il parto naturale che dopo il taglio cesareo.

Le donne che non siano portatrici di malattie ereditarie e che non abbiano contratto infezioni durante la gravidanza.

Le donne che non abbiano avuto malattie infettive come l’Epatite e l’Aids.

Le mamme che non abbiano avuto un parto con complicanze particolari, come la sofferenza fetale acuta.

Quando non si può donare

Prima delle 34 settimane di gravidanza

In caso di febbre, anemia o infezioni della mamma

In caso di malformazione congenita o sofferenza fetale del bambino

In caso di rottura delle membrane più di 12 ore prima del parto

Caratteristiche della donazione

Il trapianto di sangue del cordone ombelicale è una valida alternativa al trapianto di midollo osseo per la cura della leucemia.

Consente una notevole riduzione dei tempi di attesa e una maggiore disponibilità di donazioni.

Le cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale, inoltre, sono meno aggressive dal punto di vista immunologico. Una volta trapiantate, ci sono minori probabilità che il paziente manifesti una grave complicanza del trapianto denominata “malattia del trapianto contro l’ospite”.

Rispetto alle cellule staminali presenti nel midollo osseo, però, quelle del sangue placentare sono in numero ridotto. Per questo il trapianto si esegue prevalentemente su bambini o comunque su persone con peso non superiore ai 50 Kg.

Il trapianto con sangue placentare si è dimostrato efficace sia tra consanguinei che fra estranei ed offre sempre maggiori speranze di vita a bambini e adulti malati di leucemia.

Differenze fra la donazione del cordone ombelicale e quella del midollo osseo

RISCHI PER CHI DONA

Prelievo di sangue placentare

Non comporta rischi e non provoca dolore né per la mamma né per il neonato.

Prelievo di midollo osseo

Avviene in anestesia generale o epidurale. Può comportare rischi legati all’anestesia.

CONSERVAZIONE DEL SANGUE

Sangue placentare

Si può conservare per anni. E’ quindi sempre disponibile al momento del trapianto.

Midollo osseo

Il prelievo viene effettuato in un momento immediatamente precedente al trapianto del paziente. Può dover essere rinviato, in caso di problemi di salute del donatore.

QUANTITA' DI CELLULE STAMINALI UTILI AL TRAPIANTO

Sangue placentare

Tra i 60 e gli 80 millilitri (quantità sufficiente per un trapianto a un bambino o un adulto di peso inferiore ai 50 kg).

Midollo osseo

In media 1000 millilitri (quantità variabile in base all’età e al peso del paziente, adulto o bambino).